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      Truculenze, vendette, spionaggi, ricatti, ribalderie inaudite. La sola gendarmeria era una ditta di assassinii. I soli risvolti della sua divisa facevano tremare. Dove entrava, la gente scappava. Terrorizzava con la semplice presenza. Non parliamo dei cosacchi. Pirati, ladroni di cavalli, sgozzatori, parricida, barbari coltivati in diverse regioni, come milioni di individui di steppe che si arruolavano per venti anni con il còmpito di accoppare, sdocchiare, azzoppare, uccidere i rivoluzionari, gli "intellettuali", gli adoratori di regimi con il suffragio universale. Erano più atroci dei Cento neri, un'unione di feccia composta di ladroni di strada, di cenciosi di sottosuolo e di apaches di sentina. Vera Sassulitch, uscita dalla couche dei nobili, ha dovuto tirare sul prefetto di Pietroburgo per punirlo di avere scudisciato un prigioniero politico. E questi cani di cosacchi hanno continuato fino all'ultima sera dell'abdicazione a inseguire e a caricare le folle delle vie e delle piazze con il knout, il famigerato castigo cosacco che ha portato via la pelle a tante facce della democrazia. Noi non diciamo a Kerenski di caricare questo milione di svenatori salariati bene da Nicola sulle navi per scaricarli e disperderne la razza in alto mare. Ma diciamo che ci vuole del fegato a farsi chiamare travaglista e scoronatore del più turpe sovrano, per poi fare l'elogio di una classe che non dovrebbe avere posto neppure in galera. Documento. In Russia, come abbiamo già detto, ci sono state delle sommosse, specialmente in luglio e in agosto.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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