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      Un altro ministro-presidente non avrebbe tollerata viva la testa del traditore Kornilof, quello che aveva rimesso in vigore il codice militare, che aveva tentato un colpo di stato e che voleva distruggere i Soviets, l'avvenire. Egli, è naturale, è stato biasimato per la sua bontà nelle assemblee. In rivoluzione non si transige. Un generale, per esempio, come Doukonine, la personificazione del terrorizzamento militare, l'uomo tetro che ha sempre un pretesto per fucilare qualcuno dei reggimenti al suo comando, non può vivere in ambienti di rivoluzione militare. Lo si è veduto. Le guardie rosse non hanno potuto impedirne il massacro. Egli era a Noghileff, sede del quartiere generale. Era già deposto e in custodia. Doveva essere sostituito dal sotto ufficiale Krilenko. Giunto il sostituto, intorno all'assassino gallonato si addensò una folla armata di fucili. I soldati indossavano cappotti larghi e avevano in testa una variazione di berretti di tutti i colori. Erano un gruppo della guardia rossa dei massimalisti, il corpo scelto di Lenine.
      - Compagni! - ha detto Krilenko ai soldati. - Fermatevi! Che fate? L'esercito rivoluzionario non è una muta di assassini!
      Ma il generale ne aveva fatte troppe perchè il sangue non bollisse nelle loro vene.
      Krilenko voleva consegnarlo al tribunale rivoluzionario, ma da Noghileff a Pietrogrado c'era della strada. I traditori fuggivano. "Dove era Kerenski? dove era Korniloff?", urlavano coloro che erano per la fucilazione senza indugio.
      Non appena il generale si fece vedere allo sportello del treno che doveva trasportarlo a Pietrogrado, si udirono urla frenetiche che si addensavano sul capo di Doukonine.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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