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      I rossi furono tutti sottosopra. Il loro cuore piangeva. I bolscevichi requisirono per i suoi funerali duecentomila rubli di fiori e le folle rosse si riversarono dietro il suo carro in 400 mila, come è avvenuto adesso in Parigi per la dimostrazione di Jean Jaurès. Il torto dell'ex-rosso fatto al rosso esaspera, indigna, indiavola. Le folle russe non potevano più affezionarsi all'oppositore del bolscevismo. Le folle parigine non hanno trucidato i giurati dell'assoluzione dell'assassino di Jaurès perchè hanno potuto manifestare il loro cordoglio in una forma solenne e civile. Senza questo sfogo avremmo avuto in giro le teste dei delinquenti del verdetto atroce.
      Cito un altro caso che dà le antipatie e le simpatie di partito, anche quando il partito è quasi nazionale, come quello dei Soviets di questi mesi. Lenine e Trotski erano contro i socialisti patriotti e per una sollevazione contro Kerenski. Si trattava di rovesciare un governo ormai consumato fin alla corda. I bolscevichi si agitavano per una società di lavoratori. Lenine, il 30 ottobre 1918, si trovava a Mosca - sede e capitale del nuovo governo dove aveva concionato nella officina Michetson. Il fattaccio ha circolato per il mondo. Il vincitore di Kerenski parlava con alcuni operai. Una donna gli ha cacciato in corpo due proiettili.
      La condizione del grande Lenine era grave. Arrestata la revolveratrice e saputa la notizia, la Russia rossa fu tutta in piedi. Il giornale leninista di Mosca era furibondo. Non è molto che siamo riusciti a sviare un attentato contro Zanovief, il governatore di Pietrogrado.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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