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      Resiste e rimane nel suo cretinismo. Bisogna vedere il chiasso che hanno fatto un po' tutte le popolazioni obbligate a fare posto nelle loro abitazioni alle guardie rosse o alle turbe dei nuovi impiegati municipali. Con Nicola, si curvavano. Arrivavano le truppe e si dava loro il vino migliore, le lenzuola odorose e tutti i conforti immaginabili. Con i soldati imperiali erano servizievoli, bonari, pronti a tutti i sacrifici. Senza l'ingiunzione dei maggioritarî i santocchioni di questi giorni non avrebbero dato loro che parole sgarbate e virulente. A Mosca vi sono state molte beghe per gli spostamenti sociali. Correva voce che le statue dell'antico regime e più propriamente le statue imperiali dovessero essere demolite a martellate. Apriti cielo! Sono venuti in scena tutti i critici d'arte. Tutti gli Ugo Ojetti con le mani nei cappelli, giuravano che la posterità non avrebbe mai perdonato agli iconoclasti della rivoluzione bolscevica! Così il regno che ha detronizzato e bandito i Romanov è stato obbligato a curvarsi allo sconcio di vedere sulle piazze o nei quadrivii Ivan il Terribile, Pietro il Grande, Alessandro II, Alessandro III, Nicola II e tutti gli altri personaggi di un trono sconquassato. Fu una viltà. Perchè non sono ancora nella Neva i sarcofaghi dei signori Romanov? Per la solita condiscendenza ai soliti scalmanati della conservazione storica. La razza non è estinta che buttando via tutto l'esibizionismo monarchico offerto all'adorazione o al culto degli asini. Non sappiamo ancora come la pensino sugli imperatori di granito Lenine e Trotski.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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