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      Sappiamo solo che le moltitudini hanno fatto a tocchi la brutta figura del generale Skobeleff, di infame memoria, mentre è stata lasciata intatta quella di Alessandro III, il più spietato livragatore di giornali del suo regno. Con lui la stampa era incatenata, l'indipendenza della stampa era il bavaglio. Pietro
      il Grande lasciava che giungessero folate di libertà di stampa dalla civiltà occidentale e Alessandro non faceva che respingerle. Tuttavia non è stato possibile fondere il bronzo della statua di un tiranno per creare un personaggio più degno di monumentazione. La statua di Alessandro III è vicina alla chiesa del Salvatore, dove i pasquaioli fanaticamente gridavano: "Cristo è risorto! In verità egli è risuscitato!" Stupidi! Le contraddizioni fra un periodo che cade e un periodo che sorge sono immense. A Mosca si rende omaggio alle madonne, ai santi, agli czars. A Pietrogrado, invece, si processiona con i motti sulle bandiere rosse del Primo Maggio: "Viva l'Internazionale! Viva la risurrezione della Russia popolare e indipendente! Viva il diritto del popolo!" La censura, tanto odiata in borghesia, non ha subìto la strage che si sperava e meritava in .rivoluzione. Non si capisce un cervello che fruga in quello degli altri per buttar via i pensieri che non sembrano adatti all'ambiente in cui si vive. I sognatori della libertà di stampa si sono dimenticati che la libertà è sinonimo di verità, hanno scritto i leninisti. Una notizia falsa può costare la vita di un popolo. I giornali della prima e della seconda capitale servili rendevano servigi ai passati padroni.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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