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      Noi la registriamo.
      Lenine ha dovuto sopprimere, l'uno dopo l'altro: Nach Vieck, Rietch, Novy Loutch, Nach Gazetta, Vperod, Vsegda Vperiod, Vetchernaia Zaria, Viola Nachi Wiedomosti, Narodnoe Slovo, Rodina e molti altri. A centinaia. Erano canaglieschi. Inventavano notizie. Un fuscello diventava una trave. Un cadavere di procuratore, diventava il crollo del bolscevismo, come quando č caduto il conte di Mirbach, ambasciatore tedesco. Gorki dā fuori, perde la pazienza, scrive articoli veementi o collerici contro i due direttori del nuovo regime, ed ecco che tutta la stampa avversaria si impadronisce delle sue parole, s'appende alla fune dei campanili borghesi e suona a funerale. Il bolscevismo ha un piede nella fossa. Allora bisogna che una Pravda (Veritā) diventi ufficiale, che in ogni provincia ne nasca una per la salvezza della documentazione rivoluzionaria. In fuga dunque i becchini del giornalismo.
      Le contraddizioni fra un regime e l'altro sono eterne. Nessun giornale borghese, in tempi czaristici, si č mai curato dei paria della terra. Li hanno lasciati vangare e vangare facendo una vita da bestia da soma. Con Nicola e col padre di Nicola, i settanta o ottanta milioni di coltivatori pagavano circa il 90 per cento sui prodotti e tutti gli scribi si acconciavano alla dottrina cristiana del quieto vivere. Adesso, divenuti padroni dei terreni che coltivano per una esistenza elevata, gli scribi venduti descrivono i villani e i paesani come gente che bascisce sulla marra. Ah, canaglie!


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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