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      Trotski, segretario di stato per gli esteri, non ha transatto con la stampa borghese. Il giornalista borghese che bussasse al suo uscio viene mandato via. Non viene ricevuto. Dite al tale, diceva a chi glielo annunciava, che non lo ricevo. Ne ho abbastanza delle sue corrispondenze all'Illustration o al Temps o al Figaro di Parigi o al Corriere della Sera di Milano o al Giornale d'Italia di Roma! Per loro, noi massimalisti, siamo gaglioffi, usurpatori, grassatori, plebe da macello, pazzi da manicomio e via.
      La sede governativa in Mosca è una fortezza dove risiedono Lenine e i commissarii del popolo. Nessuno entra, specialmente dopo l'attentato, senza permessi speciali. L'edificio granitico è custodito e sentinellato dalle guardie rosse. Prima di giungervi bisogna passare da due posti di controllo e presentare delle carte in regola. Non ci si presta due volte per il coltello o la rivoltella. Tuttavia c'è sempre una moltitudine che fa coda come alle botteghe in tempi di carestia. La fortezza contiene cannoni imperiali di 39 mila chilogrammi. In alto è una campana incredibile dei tempi dell'imperatrice Anna. Basterebbe essa sola per inondare una nazione di monete di rame. Pesa 262 mila chilogrammi. Qui è dove si capisce che la demolizione delle statue non è ancora entrata nel cervello rivoluzionario. La statua di Alessandro II, assassinato dai nichilisti, è sotto l'ampio baldacchino sorretto da colonne di bronzo, e tutta nascosta da un ampio velo fitto e nero. Il falso liberatore non è più visibile ai visitatori.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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