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      In un'altr'ala è il ministero della guerra - sede governativa di Trotski - il quale, giorni sono, ha passato in rivista la truppa rossa. Egli occupa un superbo edificio che fu di un pittore russo che vi ha lasciato una collezione di acqueforti e dei quadri di valore. Il nuovo ministero di Trotski è di mattoni rossi, costruito in uno stile modernissimo e veramente russo, ornato di disegni di ceramica, dai colori scarlatti. Le scale sono larghe, lungo le quali scorre una balaustrata. I muri sono tappezzati di carta chiarissima. Il numero dell'ufficio che mette nell'intimità di Trotski è il 30. Ammobigliato modernamente. Tutto è ampio. Parquets di quercia. Finestroni dai quali si vede tutta Mosca. Illuminazione a profusione. Riceve chi riceve. I rifiuti non sono manipolati dall'ipocrisia.
      - Dite al signore che non lo ricevo.
      Uomo eminentemente d'azione, pur essendo un intellettuale calmo. Non conosce furori parossistici e non ha bocca per gli insulti. La cronaca borghese ne ha fatto fuori un linciatore con in mano la nagaika del cosacco. Sciocchi! I massimalisti sono tutti possessori di questa preziosa qualità mentale. È lui che ha voluto che la sovranità risiedesse nei Soviets e che il Comitato centrale fosse esecutivo. Lenine qualche volta è più rigido di lui. Lo abbiamo veduto quand'egli ha strappato le penne di mano ai giornalisti borghesi. Non dovete più scrivere! Con lui i giornali della Rivoluzione bolscevica sono aumentati sotto un controllo che non conosce eufemismi. I giornali ufficiali sono le Izvestia, la Pravda e l'Operaio del Soldato per la sera.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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