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      Bisogna perciò procedere alla confisca delle stamperie particolari e delle riserve di carta che devono divenire proprietà del Soviets della capitale e delle provincie, se i partiti devono avere i mezzi di stampare. Il ristabilimento della sedicente libertà di stampa, vale a dire il ritorno puro e semplice delle tipografie e della carta ai capitalisti, avvelenatori della coscienza pubblica popolare, costituirebbe una capitolazione inammissibile davanti la volontà del capitale, la resa di una delle conquiste più importanti della rivoluzione, altrimenti detta una misura di carattere controrivoluzionario.
      Nessuno ha voluto il ritorno all'ancien régime. Trotski è andato più in là. È stato sublime. Ha portato sulla questione un faro di luce. In generale il diritto della libertà di stampa è degli oppressi. Quando la violenza è praticata dagli oppressori è immorale (cannibale!). Confiscate tutte le stamperie. I socialisti moderati gli gridarono di confiscare la tipografia della Pravda. Lui non si è lasciato intimorire. Ha soggiunto che il còmpito dei bolscevichi consiste nel trasformare le sorgenti e i mezzi di stampa in proprietà collettiva. Ogni gruppo di cittadini deve avere diritto alla stamperia e alla carta. Il monopolio della borghesia sulla stampa deve cessare. Senza di questa sarebbe inutile prendere il potere. Se nazionalizziamo le banche, possiamo tollerare l'esistenza dei giornali avversarii e dei banchieri? Il diritto ai caratteri di tipografia ed alla carta appartiene prima di tutto ai contadini ed agli operai, dopo ai partiti borghesi che sono in minoranza.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





Soviets Pravda