Pagina (85/125)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      La diceria borghese ha diffuso per il mondo che vi fu una specie di Saint-Barthelemy, perchè molti dei capifabbrica e dei direttori non sono più reperibili. Ma essi saranno indubbiamente tra i fuggiaschi. Molti di loro si faranno vivi non appena la Russia entrerà nella calma. I cadaveri che si sono trovati appesi ai lampioni non saranno stati in tutta la Russia otto o dieci. Così ha detto anche Vandervelde che se ne è occupato. Una popolazione di centottanta milioni che vi dà in un momento rivoluzionario un numero così esiguo di appiccati alla lanterna, può dirsi pacifica, buona, mansueta.
     
      Lenine e Trotski "dittatori e terroristi".
     
      Non c'è da meravigliarsi. La borghesia è sempre la stessa. Parli una lingua europea o moscovita. Quello che è delitto per il suddito non è per il sovrano. Carlo I si rivolta contro il paese con le armi alla mano, tenta di sopprimere le libertà parlamentari, e i deputati gli mettono il collo sul ceppo del carnefice e lo restituiscono al Dio che gli aveva dato il potere di livragare la gente che non voleva rinunciare ai propri diritti. Ed ecco che l'aristocrazia chiama i cromwelliani mucchi d'assassini! Il sanculotto passa attraverso la stessa scena. I repubblicani del Portogallo atterrano quella figura losca di libertino che giustiziava l'opposizione negli intervalli che gli lasciavano le bagasce parigine, e i monarchici non pensano che alla vendetta per riagguantare il potere. Così è nel regno di Lenine e di Trotski. C'è tutta una biblioteca contro Nicola II. Non c'è museo criminale che non ne esponga la figura sanguinaria, come figura centrale del gruppo lubrico di Zarkoie-Selo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





Saint-Barthelemy Russia Russia Vandervelde Trotski Dio Portogallo Lenine Trotski Nicola II Zarkoie-Selo