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      Per un pot-au-feu russo, servito al sovrano, necessitavano, fra ufficiali di bocca, capi di cucina, cucinieri, lacchè, ecc., ecc., 300 individui. Cosa da sbalordire! Le scuderie imperiali contenevano 700 cavalli, senza i favoriti dello Czar. Quattrocento cinquanta da sella e 250 da tiro. Questi ultimi erano trottatori della famosa razza Orlof. Per la caccia ai lupi, alle volpi e ai cinghiali si mantenevano mute e mute di cani di tutte le razze e frotte e frotte di venatori. Vi era pure un serraglio di lupi per liberarli al tiro di fucile nei giorni in cui non ne apparivano nei grandi e selvaggi dirupi intorno al castello di Gacina - sede del primo venatore e centro delle cacce del sovrano. I cani di Nicola erano alloggiati assai meglio dei paesani poveri.
      Con uno Czar che faceva lavorare tutti per la sua grandezza e per le sue turpitudini e per i suoi orrori, la borghesia si lamenta della repubblica bolscevica, solo perchè la si è occupata in lavori utili senza sfruttare il lavoro degli altri! Nella repubblica di tutti non c'è differenza. C'è l'uguaglianza nella varietà dei servigi. L'individuo lavora per sè e per tutti i repubblicani sovietati. Gorki, ipercritico, si è lamentato a torto. "Noi abbiamo rimpiazzata l'autocrazia delle canaglie con l'autocrazia dei selvaggi". Grazie tante. Per la prima volta la storia ha potuto raggiungere il massimo sviluppo della concezione proletaria, e lui, Gorki, che è divenuto celebre attraverso la sua vita randagia che gli ha fatto produrre scene russe immortali, si lamenta, fa sentire in lui i rimasugli delle vecchie monarchie!


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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