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      Che autocrazia! Non è il fatterello che ci deve sgomentare! È il vostro libro sulle prigioni russe che ci esaspera!
      Dissensi e disapprovazioni ce ne saranno sempre. La sola distribuzione del pane ha moltiplicato i malcontentoni. Più al proletariato e meno alla borghesia! È naturale! Lo stomaco borghese è sgretolato da tutte le vivande ghiotte. Il pane per lui è un accessorio e non una necessità della tavola. Per il proletario esso è il protagonista della sua mensa.
      In Italia abbiamo avuto il documento della bontà bolscevica. Secondo le borghesie europee, Lenine e Trotski sarebbero stati i carnefici dei granduchi che avevano stomacato perfino i richards russi per le loro sottrazioni monetarie, per i loro furti, per le loro estorsioni alle casse pubbliche, per i loro invertimenti sessuali, per le loro scenate pornografiche, per la loro solidarietà nei delitti e nella inverecondia. Ed ecco che cosa avviene. I granduchi risuscitano. Nicola e Pietro Borissof, arrivati a Genova, non sono che due granduchi risparmiati dalla bontà bolscevica. Sono due asini, tranne che per il Corriere della Sera. Del granduca Pietro non ci interessiamo. Le sue opere di scultore e pittore sono del dilettante. Il granduca Nicola Nicolaievic ha la mania di tutti i Romanov. Di essere un bell'uomo. Sì, è vero, ha un magnifico personale, ma come portiere di grande albergo. È un personale di lusso. Null'altro. Come generalissimo delle armate russe e condottiero di sei milioni di uomini, bisogna smascellare dalle risa.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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