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      In un altro momento li avrebbero strangolati.
      La Banca di Stato è stata trascinata nell'orbita della nazionalizzazione come tutte le banche russe. Le banche estere, come il Credito Lionnais e la National City Bank di New York, hanno potuto conservare la fisionomia antica, limitata alla liquidazione.
      Fra i rivoltosi si sono trovati frotte di impiegati bancari che hanno incrociato le braccia, credendo di arrestare il progresso della solidificazione della Repubblica federativa. Il bolscevismo invece di fucilarli in massa li ha fatti ritornare al telonio.
      Duole a tutti che un rivoluzionario come Pietro Kropotkine sia stato incarcerato dal bolscevismo. A 76 anni si dovrebbe essere incolumi. Ma Kropotkine è un altro uomo. È un combattente della penna. È un uomo che ha insegnato anarchia tutta la vita. Che ha incominciato con la parola di rivoltoso e che ha continuato con una serie di opuscoli e di libri pieni di idee per la turbolenza sociale. Per il proletariato russo il vittimizzato dallo Czar non era più che uno sconosciuto come Plekhanof. Kropotkine scriveva in inglese e in francese da 40 anni. Non erano che gli amici intimi che vedevano qualche sua lettera. Era anche lui un assente. Il profugo russo se torna in patria si trova più isolato che nei paesi del suo esilio. La fama del giovine Borodin che andava per i campi e nelle officine a propagandare, si era dissipata come una nube. Paggio, ciambellano, principe, geografo, storico, collaboratore di Reclus, e delle più importanti riviste inglesi e americane si era fatta un'altra fama.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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