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      L'esercito "purgava" il Mezzogiorno.
      La repressione nel napoletano compiuta dal generale Cialdini, fa rabbrividire anche oggi. "Per lievi indizi e talvolta senza forma di processo, gli uomini sospettati di brigantaggio venivano sorpresi e fucilati".
      Il furore militare è nelle cifre approssimative dei massacri nella relazione del Massari. Udite. Le perdite patite dai "briganti" nel medesimo periodo di tempo sono le seguenti:
      Nei primi otto mesi del 1861, 365 fucilati, 1343 morti in conflitto, 1571 arrestati; nel '62, 594 fucilati, 950 morti in conflitto, 91 arrestati; Totale 1038 fucilati, 2413 morti in conflitto, vale a dire 3451 morti e 2768 arrestati. Lugubri cifre, conchiude il relatore, luttuoso documento della funesta eredità di delitti e barbarie, tramandato a noi da tanti secoli di corruttela e di schiavitù
      .
      Il Massari ha indubbiamente capito che con i soldati di Cialdini e di Lamarmora non si poteva diventare che briganti. Non c'era altra via. Egli era un rappresentante della nazione, un uomo di Corte e un ammiratore dell'esercito. Ma non c'è bisogno di un grande discernimento per capire che le poche cifre che noi abbiamo citate, riassumono il sistema delle fucilazioni sommarie. Innocenti, poveri, diavoli, disoccupati, gente di capanne e di tuguri venivano ammucchiati e finiti a colpi di piombo e di maledizione. E gli arrestati? A quei tempi non bastavano le carceri. Si servivano delle vecchie caserme, dei conventi, di tutti i palazzi disabitati. Ecco una nota: "Ingente il numero dei giudicabili che aspettano nelle carceri una decisione sulla loro sorte".


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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