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      Chi ha dei dubbi legga le memorie del generale Della Rocca, uno dei suoi pių affezzionati cortigiani.
      Il ministro del misfatto regio di quei giorni chiamati "nefasti" dalla democrazia regia, era Urbano Rattazzi, un mezzo uomo che non sapeva uscire dagli intrighi. Egli ha avuto l'audacia di mettersi sulla piattaforma politica come rivale di Cavour. Con la sua opposizione imbronciata, viveva in una freddezza calcolata. Fisicamente antipatico. Lungo, magro, allampanato, storto a sinistra, con le spalle gių pendenti come una desolazione. Il suo stomaco rientrava come uno specchio concavo e tutto il suo corpo pareva quello di un poveraccio malandato di salute.
      Fronte piccina e umida, labbra rossastre, occhi riparati dietro le lenti del miope, voce esile, parola scolorata, modi da femminuccia. Mente da causidico, stile ammuffito e bianco dalla polvere del tempo, oratore floscio e stucchevole. Depravato come tutti gli uomini del "risorgimento". Sua moglie era la ditta della depravazione. Il suo nome č ancora nell'aria. Tutti ricordano il suo viaggio trionfale sino a Napoli. Abituata alle Tuilerie che ella frequentava come casa sua, andava ai banchetti politici col marito nelle vesti vaporose. Bella, vedova di tre o quattro mariti, padrona di una penna cosmopolita, che scriveva memorie e romanzi e libri intimi con la prosa fascinosa e morbida di George Sand. Infedele come l'amante di De Musset ha seminato l'Europa dei suoi piccoli e dei suoi grandi amori.
      Fra i suoi tanti adoratori troneggiavano Vittorio Emanuele II e Luciani, finito a Santo Stefano.


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Il cinquantenario
Note per la ricostruzione della vita pubblica italiana
di Paolo Valera
Casa Editrice Sociale Milano
1945 pagine 97

   





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