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      In chiesa si busca da vivere, ma non si fanno quattrini. Le donne vi vanno a pregare con la moneta in saccoccia per la scranna e per qualche povero all'entrata. Non c'è che la signora in via a fare spese di qualche importanza che vi vada col portamonete gonfio. E poi credete che si possa continuare a lavorare nello stesso sito? Se vi ritornate prima di qualche mese vi sentite agguantato da due falsi divoti che vi aspettavano da un pezzo. È una professione piena di rischi. Se non fosse tardi, l'avrebbe cambiata da parecchi anni. Ma adesso c'è e bisogna che vi resti.
      Venni svegliato dal fracasso dell'uscione. Se ne cacciarono dentro altri cinque o sei, venuti da chi sa dove, a pugni sulla testa e sulle spalle. Ero così ingarbugliato dal sonno che non ho potuto vedere le guardie in borghese che pestavano gli arrestati senza misericordia. Forse avevano ragione. I cinque o sei non mi parevano facce da galantuomini. Si erano lasciati battere senza dire una parola. Si tiravano su i calzoni e facevano sparire i pugni dai cappelli, con la grazia più naturale del mondo. Chi erano? Pochi di buono indubbiamente. Sono stato arrestato anch'io, ma non mi si è fatto nulla. Gli agenti non sono poi dei cani, diavolo. Non dànno via per il gusto di dar via. Siate onesti, se volete essere rispettati.
      Si respirava come i moribondi. Anche quelli seduti incominciavano a dire che era una vera porcheria chiudere in una stanza lurida tanti cittadini. L'acqua doveva essere diventata calda come l'orina. Pure si beveva con piacere perchè c'era una caldura che toglieva il respiro e c'erano delle ore prima che venisse mattina.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316