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      Le infrazioni di poco conto, come le infrazioni al silenzio, sono punite secondo il sistema del direttore. Alcuni - e sono, mi pare, i più saggi - puniscono con la soppressione del diritto al passeggio per tre giorni, altri preferiscono dare addosso allo stomaco dei disgraziati. Diminuiscono loro la razione del pane di trecento grammi o l'aumentano dello stesso peso sopprimendo loro la minestra. La diminuzione del cibo del carcerato non è un castigo. È un omicidio. Il povero diavolo che sconta parecchie di queste sentenze, anche se rimane in vita, non è più un uomo. È un invalido. Glielo dice uno che studia l'ambiente da qualche anno.
      La seconda infrazione al regolamento aggiunge alla dieta assassina la cella di rigore o il rigore del cubicolo o cella sotterranea, dove ero io quando avevo la camicia di forza.
      Se l'infrazione commessa dal detenuto deve essere punita con più di dieci giorni, allora si raduna d'urgenza il Consiglio composto del direttore, del contabile, del capoguardia e del cappellano. Bisognerebbe essere imbecilli per credere all'indipendenza dei subordinati di un direttore di carcere. Una volta fatto questo Consiglio, non si esce che condannati. È inutile che le dica che le guardie hanno sempre ragione.
     
     
      [vedi figura 02.gif ...per liberarmi dal camiciotto che mi dava un tormento spasmodico...]
     
      Non so se le hanno detto che sono qui anche Vittorio Luraghi, l'Herra e l'avvocato Gelmi. Del secondo non le parlo. Mi pare un incosciente. Non dimentichi che io sono un condannato comune come loro, e che perciò sento profondamente il loro grido angoscioso di gente finita.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





Consiglio Consiglio Vittorio Luraghi Herra Gelmi