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      Andare sulle furie per un po' di carne "passata", è da uomo volgare.
      - Avevo fame! capite che avevo fame! Ho 52 anni, sono alto e grosso e mi tocca mangiare la razione comune, la razione della gente mingherlina, piccola, senza il mio apparecchio digestivo! È vero o non è vero che c'è voluto più stoffa per vestirmi? È vero o non è vero che c'è il supplemento al vitto per gli uomini della mia proporzione anche nelle caserme? È dunque naturale che mi si dovrebbe trattare con una dieta diversa.
      - Voi vorreste dei privilegi!
      - Abbasso i privilegi!
      - Privilegio! gridai anch'io.
      - Privilegio! Chi è mingherlino non può mangiare come mangia un uomo dalle mie proporzioni!
      Anche senza avere l'apparecchio digestivo del 2557, in galera si patisce la fame pur avendo i mezzi per il sopravitto. Se poi non se ne hanno, si diminuisce di peso di giorno in giorno.
      Con 600 grammi di pane cento volte inferiore a quello del soldato, e 150 grammi di pasta sempre scellerata, un condannato si sente i crampi nello stomaco più di una volta in 24 ore. In tutte le camerate si ripete la stessa storia: - "Ho fame, si ha fame, abbiamo fame."
      I trentacinque minorenni della nona camerata, quasi in faccia alla nostra, ci impietosivano. E tutte le volte che potevamo, mandavamo loro le nostre pagnotte e la nostra minestra.
      Senza le nostre cinque o sei o sette o dieci pagnotte al giorno avrebbero fatto della fame tutti i giorni. Perdio in prigione si patisce inesorabilmente la fame.
     
     
      [vedi figura 05: CARLO ROMUSSI.]
     
      Tanto è vero che in prigione si soffre del digiuno prolungato, che il 2556 - cioè il direttore del Secolo - mi disse, la seconda volta che fummo al Cellulare, queste testuali parole che trovo registrate nel mio diario:


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





Secolo Cellulare