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      La solidarietà per il diritto comune è nel grido di fuori! fuori! di tutte le camerate, quando i forzati si credono curvati dall'arbitrio e vittimizzati dagli abusi. Spieghiamoci. Supponete che una guardia sia tanto cattiva da farvi punire per dei nonnulla o che il pane non sia che della mota malcotta e indigeribile. In galera non è ammessa la protesta, nè collettiva, nè individuale. Se voi dite: rifiuto questa gamella di minestra perchè è immangiabile, siete sicuro che vi si ordina di portare il vostro materiale lettereccio in magazzino e di andare diffilati ai banchi di rigore. Se vi fate registrare per un'"udienza col signor direttore", vi capita, novantanove volte su cento, che il direttore vi dice che siete un insolente e che fuori, prima di andare in galera, non mangiavate tanto bene e che per questa volta vi manda a mangiar meglio nel cubicolo, per una quindicina di giorni, con l'aggiunta della camicia di forza se osate lamentarvi.
      Sovente alcuni forzati, si sottomettono alle punizioni individuali per richiamare l'attenzione del direttore su questo o quel sopruso. Ma quando il sopruso continua con maggiore accanimento e quando il direttore si ostina a "ignorarlo", allora i forzati perdono la pazienza e ricorrono alla violenza del fuori! fuori!.
     
     
     
      Un fuori! fuori!
     
      Uno di questi ammutinamenti è avvenuto poche settimane sono nella casa di pena di Padova. L'ultimo di Finalborgo è sotto la data del 3 gennaio 1896. Il direttore Codebò aveva assunta la direzione del reclusorio nell'ottobre del 1895. Egli vi era andato preceduto dalla fama di direttore "severissimo", d'un direttore, per esprimermi con la frase di un forzato, che terrorizzava con una disciplina di ferro.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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