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      Il suo naso lungo si era prolungato e la punta appariva più adunca di prima. I peli scomparsi dalla guancia sinistra gli avevano lasciato all'aria una prominenza che gli delinquentizzava la faccia.
      Il nostro barbiere è nato sotto una cattiva stella. Egli ci sbarbava direi quasi con orgoglio. Considerava il sabato il più bel giorno della sua vita, perchè poteva scambiare qualche parola con noi. Ma venne il giorno triste della partenza. Il direttore lo aveva destinato per il reclusorio di Finalmarina. Trovò modo di venirci a salutare. Strinse la mano a ciascuno di noi con la voce che tremava. Addio, si ricordino di me, del povero barbiere pentito del suo fallo. E lo sentimmo che si allontanava col singhiozzo che egli tentava di soffocare nel fazzoletto a quadrettoni.
     
     
     
      Il condannato in traduzione.
     
      Il mio viaggio da Finalborgo a Milano, per subire un altro processo, mi ha dato modo di studiare una delle pagine più dolorose della vitaccia del bestiame che passa da una galera all'altra.
      Ricordo tutto, come se fosse adesso. Era il 27 luglio, una giornata afosa. Io e alcuni abitanti della quinta camerata stavamo con la gamella capovolta, sul mastello dell'acqua sporca, per lasciar colare la pasta dalla brodaglia maculata di scandellature.
      Entrò il sottocapo Osmiani a scompigliarci. Era l'uomo più serio del personale di custodia. Non sciupava parole. Ci chiamava guardando in terra e tenendo l'indice della sinistra in alto.
      - 2559!
      - Presente!
      Ero già pronto. Mi lasciai baciare teneramente dagli amici, presi il fagotto sotto il braccio e uscii con la gola rasa di commozione.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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