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      Egli è sempre stato orgoglioso del suo passato. Non ha mai avuto che parole d'amore per la sua penna che l'ha mandato "tra i ferri anzichè adattarsi a mentire e adulare", come non ha avuto che trasporti per il suo Osservatore Cattolico "divenutogli più che mai prezioso, ora che gli ha procurato il carcere, e dato occasione di soffrire per la causa che difende e dimostrare che seriamente anche in faccia alla morte, la difende e la difenderà sempre."
      Costantino Lazzari consolava i suoi ozii forzati nel silenzio, nella lettura, nel disegno. Taceva per delle ore, leggeva volumi ponderosi senza sbadigliare, rileggeva i Promessi Sposi con piacere, la Vita di Benvenuto Cellini direi quasi con entusiasmo e il Sant'Ambrogio di Romussi, superbamente illustrato, con ammirazione, e disegnava, disegnava sempre. Disegnava galeotti, secondini, reclusi, frontoni del reclusorio, compagni di camerata. Copiava danzatrici, madonne, bimbi, uomini illustri, donne celebri, quello che trovava nelle riviste e nei libri illustrati. Con la tenacia del volere è potere, dell'uomo che vuol riuscire ad ogni costo, la sua matita faceva progressi meravigliosi. Le sue figure prendevano forma, diventavano vive, assumevano la grazia dell'arte.
      - Perchè non smetti di fare il commesso viaggiatore e non ti dai interamente al lapis che ti serve così bene e che ti darebbe una vita meno stentata?
      Perchè era troppo tardi, perchè non aveva fantasia, perchè l'artista, per essere tale, non deve essere tormentato dai bisogni urgenti della vita, perchè altri lo precedevano di parecchie miglia.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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