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      Che tutti questi partiti, discordi nei principii, ma concordi nel fine, si valsero delle poco floride condizioni economiche del Regno per esagerare con fosche tinte le sofferenze del popolo, inviperendo l'odio fra le varie classi sociali.
      Che i tumulti, avvenuti in varie parti del Regno, che si estesero a Piacenza e Pavia, agitarono profondamente la classe operaia in Milano, e nelle ore pomeridiane del 6 scorso maggio un fatto, che in altre circostanze sarebbe rimasto inavvertito, quale fu l'arresto di un operaio spacciatore di manifesti sovversivi, determinò i primi tumulti a Ponte Seveso e più tardi in via Napo Torriani, durante i quali vi furono morti e feriti.
      Che quei moti repressi nella sera si ripeterono con maggior audacia ed organizzazione nei giorni 7, 8 e 9, estendendosi a tutta la città, mutandosi in aperta ribellione, la quale dovette essere repressa dalla forza armata con numerose vittime.
      Che a disordini già cominciati e nel momento in cui si pubblicava il Regio Decreto che poneva, in istato d'assedio la Provincia di Milano, l'Italia del Popolo, il Secolo e l'Osservatore Cattolico, a vece di far esclusivamente sentire una parola di pacificazione, scrissero articoli violenti, esagerarono i fatti già avvenuti, per cui l'Autorità fu obbligata a sopprimerli, ordinando l'arresto dei direttori e di alcuni redattori.
      Che è ben naturale che ora degli avvenuti disordini ogni partito cerchi declinare da sè la responsabilità, tentando far credere che quello non fu un moto rivoluzionario, ma solo teppistico al quale concorsero i bassi fondi sociali; ma se è giusto ammettere che quel moto fu improvviso e che i capi di ogni partito furono sorpresi dagli avvenimenti, è fuori di dubbio che colla loro propaganda ne furono la causa, riservandosi di trarre profitto da quanto poteva succedere, e di ciò ne sono prova il fatto che alcuni capi si trovarono nei luoghi dei disordini, il tentato convegno di repubblicani e socialisti negli uffici dell'Italia del Popolo mediante l'intromissione dell'avv.


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Dal Cellulare al Finalborgo
di Paolo Valera
Tipografia degli Operai Milano
1899 pagine 316

   





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