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      In Belgio il suffragio universale liberatore germina e matura all'ombra tutrice della libertà: una pianta che ivi trova ancora culto leggendario e che, all'occasione, quel forte popolo saprebbe inaffiare col proprio sangue. Financo nella monarchia apostolica, nel variopinto e mal connesso impero degli Absburgo, a traverso le contese religiose, nazionali e di razza, sentite una nuova onda di vita popolare che sale poderosa e prelude a non lontane aurore redentrici.
      Nulla di tutto questo fra noi. Bizzarro impasto di medioevo mal morto e di modernità mal viva, il nostro paese soffre al tempo stesso dei mali delle età sepolte e di quelli delle età da venire. L'angheria e l'usura, fiorenti sul latifondo siciliano a coltura estensiva, si sposano coll'intensivo sfruttamento del campo e dell'uomo nelle pingui ed omicide pianure dell'Alta Italia; in mezzo sospira la mezzadria, che viene, più o meno adulterata, dall'età romana, e questo passato remoto sembra ai fracidi occhi dei nostri statisti un desiderabile avvenire; forse lo è infatti, sebbene non possa avere che la vita d'un giorno. Del resto, tisica l'industria, tisica la coltura, tisica la moralità, tisica persino la rivolta. Dal forzato e antifisiologico accoppiamento del decrepito mezzodì coll'acerbo settentrione nascono i lerci e purulenti mostri dell'attuale politica: la prostituzione universale, il fallimento latente, il domicilio coatto come arma di partito e il governo perpetuamente in mano ai peggiori deplorati.
      Il quarantotto italiano, compiuto poi nel 60, non fu neppure politico, fu strettamente nazionale e meschinamente unitario e dinastico.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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