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      Al lunedì la furia era sguinzagliata. - "Che ce ne facciamo dei lords?" La loro abolizione era sulla bocca di tutti. I commercianti e il pubblico, che avevano dei risparmi o dei depositi sulle Banche, parlavano di ritirare i loro depositi e costringere così la Banca d'Inghilterra, per ripercussione, a morire di fame e scuotere il credito della nazione.
      Qua e là, pel regno, vi furono dei tumulti sanguinosi; qua e là, pel regno, i contadini si sfogavano incendiando le messi e gli edifici. A Bristol la folla invase la Mansion House.
      In Sicilia gli imbecilli fiutarono l'oro straniero. Qui, durante le convulsioni pel bill, si vedeva in ogni delitto la mano straniera. Si raccontavano storie da far sganasciare dalle risa. Chi li aveva veduti a cavallo, chi nelle diligenze e chi a piedi, vestiti come gentiluomini. Lord Eldon confermò queste chiacchiere nella Camera alta, dicendo che era stato informato che molti di questi foreigners (stranieri) erano in carcere. Gli storici dicono che non si trovò, lungo tutto questo periodo, neppur l'ombra dello straniero.
      Mentre in tutte le città delle tre nazioni unite si meetingava contro i lords, caricandoli di insulti e minacciandoli di soppressione, la capitale o parte della capitale si era riversata lunedì - due giorni dopo - nelle vie che conducono al Parlamento.
      I pari e i deputati antiriformatori non potevano passare, quando andavano al Parlamento, che protetti da gruppi di policemen. Ma i policemen non potevano salvarli dalle uova putrefatte e dall'esecrazione che li accompagnava fin oltre le cancellate.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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