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      La Riforma non aveva beneficato che la borghesia. La legge aveva dato il diritto di voto a coloro che pagavano tasse per case valutate da 250 lire di pigione in su. Ma tra il mezzo milione dei nuovi elettori non si trovavano nč i tessitori del Lancashire, nč i contadini di Norfolk, nč i soci delle Unioni politiche di Londra, di Birmingham e di Manchester. E tuttavia erano stati loro i veri autori della Riforma! Non furono nč i banchieri, nč i manifatturieri, nč i commercianti che la fecero trionfare, ma, dice il Molesworth, la plebe londinese; ma i 300 o 400 mila dell'Unione politica di Birmingham; ma la determinazione della grande massa del popolo di tutte le parti del regno di marciare su Londra al primo segnale dato dai leaders.
      Alla rabble (plebe o popolaccio, come la chiamņ impudentemente Macaulay), rimasta esclusa dalla vita politica, diseredata del voto, non rimaneva che raccogliersi, organizzarsi e ricominciare la lotta. E l'organizzazione si puņ dire che durņ cinque anni. Sir Robert Peel, non appena dessa si fece sentire, le rispose che la Riforma del 32 doveva essere considerata finale. Peel, che i suoi biografi vorrebbero far credere morto mezzo liberale, era rigido, pieno di dubbi, incapace di sentire i tempi. Non apparteneva all'alto torysmo, ma non ne era molto lontano.
      Fu il linguaggio petulante di questo ministro che credeva di saper tutto, di questo ministro che dovette, per amore dell'ambizione, abolire le leggi protezioniste sui cereali dopo averle difese colle mani e coi piedi, fu la provocazione di questo tory, uscito da una casa tory, laureato da una universitą tory, che diede vita, o piuttosto energia, al chartismo.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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