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      Giorgio Giuliano Harney, alla testa della Associazione democratica di Londra, era uno degli impazienti che il Lovett (Life and struggles) considerava tra i più imprudenti, se non tra i più violenti. Egli finiva i suoi discorsi coll'inevitabile: "O suffragio universale o morte!" e non poche volte rendeva energica la sua prosa mostrando alla folla il suo pugnale. Il Gammage dice che era chiamato il Marat della rivoluzione inglese. Aveva più ingegno a tavolino che sulla piattaforma. Qui era lungo, noioso e un pitocco del vocabolario. La sua virulenza a scatti lo fece credere più di una volta una spia - dimenticando che lord Melbourne proibì perfino al Napier di servirsi delle spie, un sistema, aggiunse, immorale e pericoloso.
      Una volta l'Harney andò alla Convenzione col berretto frigio per copricapo! "Sono pronto, disse, a combattere!"
      R. J. Richardson era un oratore che voleva convincere il pubblico che le moltitudini del Lancashire avevano letto i commentari di Blackstone e che avevano imparato che il popolo ha diritto di manifestare i suoi vogliamo, prima colla petizione, secondo colla rimostranza e terzo colle armi. "Il popolo ha diritto di armarsi in difesa delle sue libertà. Come hanno trattata la vostra petizione firmata da 250.000 persone contro la nuova legge sui poveri? Venne portata via - dalla Camera dei Comuni - da due uscieri in coda di rondine e in parrucca!" Alla Convenzione fece una mozione sul diritto che ha il popolo di armarsi e confortò il suo discorso con un tumulto di citazioni delle più alte sommità in diritto costituzionale.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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