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      Inviammo attorno il gridatore, colui che stormisce col campanello, a suscitare simpatia per questi tre disgraziati. Uno aveva moglie e quattro figli, un altro aveva moglie e due figli e un terzo non era ammogliato. La simpatia è una colletta. Il padrone, Rayners, di Ashton, aveva dato avviso che in un giorno o due avrebbe ridotti i settimanali del 25 per cento, e la notizia fece nascere un tale buscherìo, da produrre un meeting che rappresentava l'indignazione di Ashton e del distretto. Non v'erano solo chartisti, ma persone di tutte le condizioni. E la voce fu unanime, che era inutile aprire una sottoscrizione pei tre licenziati. Bisognava abbandonare un'altra volta il lavoro. Ecco come incominciò lo sciopero. Tutti furono con noi: whigs, tories, chartisti e radicali. Si elesse immediatamente un comitato, il quale pubblicò il manifesto incriminato, in capo al quale era detto che il giorno di aggiustare i conti non era lontano.
      L'intestazione, come ho già detto, non era che per attrarre il pubblico. Io credo che il titolo sia stato suggerito dal Wilcox (spia) che venne qui a deporre contro me. Egli fu più scaltro di noi. Egli andò da Sir James Graham - il ministro dell'interno - o gli scrisse una lettera. Il placard diceva che, se ci si obbligava a un'altra riduzione, avremmo cessato di lavorare fino al giorno in cui ci si sarebbe data un'equa mercede per un'equa giornata di lavoro. La Charta non vi era accennata. Questa aggiunta venne fatta dal teste. Votammo un altro ordine del giorno, il quale diceva che la diminuzione sarebbe stata dannosa per tutte le classi.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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