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      I cerealisti, come Cobden e Bright, attribuivano la miseria alle leggi sui cereali, i chartisti alla mancanza della Charta. Tra i primi e i secondi c'era un odio implacabile e gli uni denunciavano gli altri come nemici delle masse o come eccitatori di disordini. Feargus O' Connor, il creduto capo dei cospiratori, vedeva in tutto ciò che capitava ai chartisti la mano del cerealista. Siete voi, cerealisti, disse, che volete l'abolizione delle leggi sulle granaglie, colla forza fisica! Nelle sue "Cause" di queste esplosioni popolari, egli scrisse che il "suo scopo principale è di giustificare gli innocenti e di sellare sul dorso dei colpevoli, cioè dei cerealisti, il peso del loro delitto".
      Il 9 agosto non ci fu, credo, una mandata di spola. A tutte le fabbriche c'erano coloro che avevano già votato pel lastrico, che fischiavano coloro che entravano, che chiamavano fuori quelli che vi erano entrati, che strappavano dal telaio i testardi che non volevano far causa comune, e che minacciavano di scompigliare l'ordito e dar loro il subbio sulla testa se non si mettevano in processione cogli altri. Manchester aveva ubbidito senza neppure una parola di resistenza. Il più vecchio dei magistrati della cotonopoli disse che il turn out - il metti alla porta - era come cosa naturale. Gli operai abbandonavano i cotonifici e i setifici con piacere. Bastava il brothers, come out - fratelli, uscite! - perchè prendessero il cappello e la giacca per l'aria aperta. In molte fabbriche, per essere sicuri che non si sarebbero ricominciati i lavori, si toglievano dalle caldaie i pistoni, così che parecchi lo chiamarono il plug plot o il complotto del pistone.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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