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      Dite loro che ho pianto leggendo i telegrammi caldi delle loro fucilate e del loro "fuori lo straniero!"
      Lord John ti pare la caricatura di un primo ministro. È mingherlino, è piccino, è senza stomaco. È un omino con un testone. È grafomane. Scrisse non so più quanti volumi. Incominciò il diario dei suoi avvenimenti a 11 anni. È whig come il suo gabinetto. I chartisti sono pel momento il suo terrore. "La nostra truppa è fedele, ma si è visto che 100 mila uomini armati, disciplinati, attaccati al trono, non hanno saputo scaricare un fucile pel loro re." In caso di bisogno sospenderà l'act dell'habeas corpus - il baluardo massimo della libertà inglese - anche in Inghilterra. Lord John ha una grande fiducia nei preparativi che sta facendo Wellington, ch'egli chiama "il primo soldato della sua generazione".
      I ministri sono tutti d'accordo, specialmente sir Giorgio Grey, il segretario di Stato per gli interni, di non permettere ai processionisti di portare la petizione alla Camera dei Comuni. Guai a loro se passeranno il ponte di Westminster! L'ordine non verrà comunicato ai leaders che alle otto della mattina della dimostrazione, per impedir loro di preparare al Governo o alla polizia delle sorprese. Anche lord John Russell mi conferma l'entusiasmo pel bastone di poliziotto. Le cifre ufficiali che gli trasmisero i due questori sono già al di là dei 250.000. Siamo dunque alla vigilia di una delle più sciagurate guerre civili.
      L'Irlanda non lo lascia dormire. Giovanni Mitchel, il leader del partito rivoluzionario, predica il massacro delle truppe inglesi nell'Isola Verde, e la Nation e l'United Irishman continuano a vomitare fuoco e improperii.


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L'insurrezione chartista in Inghilterra
di Paolo Valera
Uffici della Critica Sociale Milano
1895 pagine 125

   





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