Pagina (11/147)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Un giorno andò, pubblicamente, all'albergo Salisbury, in piazza Salisbury, a stringere la mano a Sullivan, il primo campione - dicevano gli avvisi illustrati - tra i boxisti del mondo! Ma già nell'inglese di tutte le classi, è innata la passione di spaccarsi gli occhi o di rompersi la faccia, o di sbattersi fuori quattro denti. Attenti. Gim butta in terra la giacca. Billy si volta su le maniche. Qualche finta cavalleresca. Addosso. Ma senza punto ammirativo. Perché veramente, in loro, non c'è trasporto. Si assestano o tentano di aggiustarsi dei pugni, ma senza scalmanarsi o vociare come disperati. C'è della dignità nel boxista. Il pubblico non si nasconde gli occhi nel grembiale, non urla come le nostre piazzaiuole e non scappa via atterrito. Anzi, gode. Vi assiste con piacere. Protendendosi, cacciandosi indietro o lasciandosi scappare qualche bravo. Bravo Joe!
      Dopo dieci colpi il naso di Gim innaffia le scarpe e i calzoni con una zaffata di sangue. Ma non si cessa. Si prende fiato. Billy si asciuga la fronte colla manica e Gim si soffia fuori, sbattendo in terra, colle dita, le ultime gocce che gli si ispessiscono nelle narici. Ricominciano. Billy lo colpisce nell'occhio destro e gli lascia un neraccio che suscita dell'ammirazione. - Well done (benissimo!)! Ma nessuno dei due è ancora disfatto. Il combattimento infierisce. Si puntano, sottovoce, gli ultimi soldi. C'è ancora qualcuno che tiene per Billy. È un colosso, accidenti! Le sue braccia sono colonne. Non si sentono più che i pugni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





Salisbury Salisbury Sullivan Joe Gim Gim Billy