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      So, o luddisti, che i fiori non vi possono riattaccare il collo e neppure titillare le papille del naso! Ma non importa.
      Mi faccio idealista e vuoto la mia corba di mimose fresche su voi, pionieri, che intuivate la lotta assassina tra capitale e lavoro, tra bracciante e speculatore.
      Nel 1866 dunque, il conte Russell, mi pare, tentò di convincere lord Derby - il primo ministro tory d'allora - a ridurre la somma voluta per essere elettore. Ma sì! John Bull non cede che alla sommossa.
      I "riformatori" - che lavoravano o manipolavano pur sempre il programma dei cartisti - si incaponirono e giurarono, più di una volta, sotto il loro albero di Hyde Park - l'albero del riformatore - di strappare al parlamento i "vogliamo" dei sudditi o di trascinare fuori di Westminster i ministri.
      Una irritazione politica che si infiammò fino all'indignazione.
      Il 23 luglio erano tutti sulle gambe, colla coccarda di Desmoulins all'occhiello e gli stendardi dei "vogliamo" in faccia ai policemen. "Vogliamo il diritto al voto! Vogliamo il voto segreto (o scrutinio di lista che non passò, in parlamento, che nel 1872 sotto Gladstone)".
      Walpole, il ministro dell'interno del 1866, aveva, come il Matthews di Trafalgar square - il carnefice che incominciò l'89 con quattro esecuzioni capitali - fatto affiggere sulle cantonate che Hyde Park - proprietà della corona - avrebbe chiuso le sue otto entrate ai dimostranti.
      - Vedremo!
      I caporioni del comizio erano Edmundo Beaales, il luogotenente colonnello Dickson, Coffey e Bradlaugh, l'ateo, il quale, raccomandando la calma costituzionale ai processionisti, andò a rischio di essere massacrato come spia.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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