Pagina (21/147)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Oh, io mi ci sono fermato a contemplarti e a domandarmi come mai la repubblicanaglia inglese non celebri, solennemente, la data della tua rivoluzione - rivoluzione non meno grande di quella dei Marat e dei Danton e dei Robespierre.
      Dalla via del Parlamento vedo che la colonna Vendôme - l'odioso monumento innalzato alla falsa gloria di un mostro d'ambizione - ha insegnato nulla agli spiantati del suolo londinese.
      Nelson è ancora ritto sul cielo come una gloria.
      Fino in piazza di Trafalgar sembra una via appena abbandonata dagli insorti. Vi si fiuta nell'aria il tepore delle ultime schioppettate. Le imposte sono chiuse, ermeticamente chiuse come le botteghe e le porte. Non ci sono che monturati, che visi arcigni, che facce illuminate dall'alcool o tempestate di macchioline bacilliforme.
      Eccoci in faccia ai "volontari" del delitto nazionale.
      Se non sapessi chi sono li scambierei per dei prigionieri o dei fedeli colti colle mani sporche di polvere.
      Lo square è convertito in un emporio di abili fatti.
      C'è la tuba, c'è il "tirolese", c'è l'ala dura, c'è l'Ernani - badate che parlo di copricapi - c'è la tesa floscia, il cilindro grigio, la berretta da viaggio, la papalina, il cappello di paglia. C'è la giacca a quadrettoni, a rigoni, a peli di camoscio. Il sourtout a risvolti, la camicia di flanella morbida, il collo principe di Galles, la cravatta Albany. Il soprabito, di Bismark, la pelliccia, il cappotto. Ci sono le ghette, i pantaloni del giuocatore al pallone, le brache scozzesi, i calzoni a coscia, a piombo, a campana.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





Marat Danton Robespierre Parlamento Vendôme Trafalgar Ernani Galles Albany Bismark