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      Egli è il comandante di tutta la sbirraglia seminata lungo le vie che conducono alle cancellate di Hydepark-corner.
      Ore 2.25. - C'è tafferuglio. Il diritto di riunione pubblica riceve i primi scappellotti sull'angolo di Duncannon street. Gli assaliti si sparpagliano e si sottraggono senza dissaccocciare le mani. Gli altri che fanno siepe sgolano l'indignazione collettiva.
      - Buuuuuuuu! Buuuuuuu!
      Passando dinanzi la Galleria Nazionale mi ricordo di Ruskin, colui che distruggerebbe il Regno Unito e anche l'Impero, per salvare il suo Turner, il più grande, disse lui, dei pittori di paesaggio antichi e moderni.
      Se l'onda popolare ne frangesse le porte? Ore 2 1/2. - Il cielo rincupisce.
      I fruttaiuoli, incalzati dal move on (avanti) dei sedicenti guardiani della pace, ripassano i confini e scompaiono dal quadro arruffato che completavano.
      Ore 2,40. - Da Whitehall sbuca il rinforzo. Una filata di policemen va ad addossarsi all'albergo di Morley, all'est della piazza. Gli altri si sgruppano in drappelli volanti.
      Ore 2.45. - Dal salvagente mi volto verso lo Strand. Non vedo che una rivoluzione di cappelli. E una calca enorme che tende ad irrompere nella piazza.
      Ore 2,50. - Mi trovo in mezzo a parecchi reporters, o, se volete, all'ambulanza del calamaio. Domando loro il numero della massa. E si conclude registrando la cifra media dei giudizii individuali: 100.000 persone.
      Ore 3. - Dalle finestre si incomincia a tirare di cannocchiale.
      I picchetti a piedi e a cavallo provocano e gridano: Pass along, pass along, please.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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