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      Era una notte di quest'anno. Fredda, nebbiosa. I "malviventi" erano lā, uno sopra l'altro, come tanti virgoloni mostruosi. Ammucchiati, rasente le muraglie del bacino, accovacciati sotto il labbrone granitico della vasca, colle teste sui piedi, coi piedi sulle pance, colle mani dovunque, ravvolti nei Daily News, nei Daily Telegraph, nei Daily Chronicle - le lenzuola dei cenciosi - che russavano come su la materassa soffice.
      Quando si č stracchi!
      E i monturati, pieni di brandy, vi entrarono come agenti in collera e addosso! Addosso alla povera gente intirizzita! Come se loro non avessero mai veduti i tramonti senza pane e non fossero usciti dall'utero della miseria!
      - Su, su!
      Chi li calcava nel sedere, e chi andava loro sopra senza badare dove, e chi li tirava in piedi, pei capelli, e chi li squassava per le spalle, e chi li annaffiava con le ondate della fontana.
      - Su, su!
      Fu un esodo solenne. I senzaletto, in piedi, si sgarbugliarono gli occhi, si contorsero negli stracci e con un movimento di testa che a me parve di rassegnazione, presero la via del Tamigi.
      Ritorniamo alla battaglia.
      Come vivono? Facendo un po' di tutto. Piove? Li trovi attraverso i bivi o i quadrivi, colla scopa capovolta, che aspettano l'halfpenny o il penny perché hanno sfangato un tratto che divide i marciapiedi.
      Si sberrettano, si curvano e ti dānno magari il buon giorno o la buona sera col sir per giunta.
      Li vedi formicolare intorno agli handsom cabs. Pronti ad aprirti la portiera per impedirti di inzaccherare la falda o la seta di tua moglie o della tua ganza per un semplice stiver o dieci centesimi.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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