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      Si tatuano degli anelli sulle dita, il nome o il cognome o le semplici iniziali sulle braccia, un cuore o dei motti sul petto e qualche volta si ricamano la fronte e le gambe.
      - Non soffrite o non sentite male a pungervi in quel modo, ho domandato a più di uno strillone e a parecchi "incorreggibili?", giusto come li chiamerebbe il "grande magistrato senza salario".
      - Perdio! mi risposero. Ma ci mantiene sani, il tatuaggio.
      I bisogni fisiologici, in loro, urlano nella puerizia. A otto, a dieci, a dodici, a quattordici anni. Gli stranieri, vedendoli tirar via molli, col loro braccio intorno la schiena delle loro "donne", non possono rattenere la boccata del disgusto. "Che depravazione!" Ma loro non sanno che c'è dell'altro e di peggio tra le sottane e i calzoni delle classi al disopra del sottosuolo.
      I loro amori o meglio i loro sfoghi carnali, hanno un'alcova negli angiporti, nei vicoli, nelle courts che vedremo poi, nei parchi, sui gradini delle abitazioni e dovunque è una via o una piazza o un angolo buio o una cancellata d'abitazione.
      Il concubinaggio, tra loro, lo trovate in tutte le locande a 3 o a 4 o a 6 pence. L'altro giorno, una ragazza, testimone nel processo contro il suo "uomo" di tredici anni accusato di molti furterelli, dichiarava che il "piccolo delinquente" had lived with her about five months che aveva vissuto con lei cinque mesi circa.
      Del resto i documenti sono in istrada anche per coloro che non vogliono darsi la pena di percorrere gli androni pubblici delle puerpere.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147