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      Molto più che Vergnaud ci ha insegnato qualche cosa: che la rivoluzione è come Saturno: divora i suoi figli.
      Ma non perdiamoci in discussioni. La plebe si muove. La plebe va. Si incomincia bene. La canaglia lavora a disselciare e a riempirsi le tasche. In Pall Mall si sgolano i primi ruggiti plebei. Si attacca. Siamo sull'angolo della via traversale di San Giacomo. I conservatori del Carlton Club, dietro le vetrate, insultano, irritano, eccitano, dànno la stura dell'odio delle masse con dei pugni chiusi, colle labbra a culo, coi denti scoperti, colle boccacce sguaiate, col deretano sul cristallo. Si scoppia. Balilla lancia la vendetta davidica e i vetri tremano, risuonano. I proiettili si succedono. La battaglia è incominciata. Le lastre precipitano in frantumi. Urraaaa! Si chiude. I clubbisti sono spaventati. Fanno sprangare le entrate. La collera plebea è ora sul club di Devonshire. Si sfoga moltiplicando i colpi. Cic! Ciac! Uno è massiccio. Sfonda il lastrone di mezzo. L'aristocrazia, chiusa nei palazzi d'orgia, sogna il nugolo dei policemen che ci rompa le ossa. Henderson invece non si è ancora persuaso che la canaglia della metropoli è capace di fargli perdere il posto.
      L'audacia cresce. In Piccadilly si assaltano le vetrine. Venti botteghe, dal numero sessantasette all'ottantasette, sono alla mercè degli insorti. I sassi infuriano. Il Restaurant Orientale perde degli intingoli. Si ha sete. Mano alle bottiglie. Si irrompe nei magazzini dei signori Gallais e C. Si fanno saltare i colli pestandoli l'uno sull'altro.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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