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      I pesci, la carne, il porco, i vegetali vi si alternano e sono il rifiuto degli altri mercati della metropoli.
      La carne è scolorata, è malsana, è stantia, sente. Il pesce puzza, la verdura è fracida, le sardine alimentano la diarrea. Il cacio è mosso, tumultuato dai vermi. Il pane odora di selvatico. Il lardo è rancido. Il caglio respinge. La farina è mista con polvere. Sulla pasticceria indigeribile cacano tutte le mosche e si ciba il vivaio delle vespe e dei mosconi. Dal tuorlo d'uovo sbuca il pulcino. La trippa ha il sapore del sego. Le anguille marinate si disfano e lasciano tra i denti la melma per tre giorni.
      La popolazione dell'East-end o come diremo noi, dei quartieri poveri, tira verso il milione. La cifra ufficiale è di 908.000. Tra loro si contano non meno di cinquantamila giudei poveri, arcipoveri, più poveri dei poveri. L'aristocrazia di queste tribù, le quali rappresentano tra i cristiani, il pattume cittadino, abita nei quartieri borghesi di Bayswater, di Bloomsbury e di Maida-vale.
      La nazione giudaica di Londra difende i suoi interessi e i suoi pregiudizi di casta collo Stendardo Ebreo (organo ortodosso), coll'Araldo Ebreo (umanitario), col Mondo Ebreo (liberale) e colla Cronaca Ebrea (neutrale) e masturba la sua letteratura nella Rivista Ebrea trimestrale.
      Da un capo all'altro di Wentiworth street non è che una fitta di donne. Colla sporta o la borsa greggia della spesa. Coi bimbi succhianti ai picciuoli del latte o colle poppe sbottonate senza bimbi. Coi fardelli tra le braccia, i fagotti sotto le braccia.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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