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      Scompaiono, sbraitando, nel fitto dei pedoni. Ricompaiono, negli spazi, agitando i fogli ancora madidi del rullone di stamperia.
      Sboccando la folata dei titoli. Rituffandosi nel mare dei cappelli. Vendendo, ritornando alla superficie, schiamazzando peggio di prima. L'Echo! L'Evening Standard! Il Globe! La St. James Gazzette! L'Evening News! La Pall Mall Gazzette! Ultime edizioni! Extra special! Colle dimissioni del Cancelliere dello Scacchiere!
      E fino a mezzanotte, e anche dopo, nei crocevia, non cessano di diffondere il pensiero dei loro colleghi del piano superiore.
      La Domenica inglese
     
      La domenica britannica è religiosamente e borghesemente omicida. Annoia, istupidisce, paralizza.
      Il Punch l'ha riassunta in un policeman perduto nella city vuota che si sgranchisce smascellandosi dagli sbadigli.
      Io la mando a casa del diavolo come un incubo crudele o una giornata di oppressione tirannica.
      Il day of rest (giorno di riposo) di queste isole non è la cessazione della fatica per l'arena della ricreazione oppure per la nuotata dei piaceri fisici o intellettuali o sociali. Ma è una cospirazione gesuitica contro la libertà individuale e collettiva. Ma è il fanatismo teologico che schiaccia tutte le volontà umane. È la violenza religiosa scatenata nel sermone che diluisce nel sangue della nazione come un narcotico assassino. È una tolleranza borghese che incatena la vita al capitale. È una concessione ufficiale che marcisce i londinesi nella bibbia e nella birra.
      Facciamo un giro e gettiamo nella Londra sconosciuta il documento micidiale.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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