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      si spalancano le porte dei Darwin, degli Spencer, dei Tindall, dei Marx, degli astronomi, dei geologi, dei chimici, dei biologi, dei fisiologi e degli altri che tripudiano nelle cellule degli animali, che naufragano nelle costellazioni, che nuotano allegramente coi parassiti, che affondano nell'analisi e che vegetano più, appiattati, tra le radici degli alberi.
      E neppure, Paternoster Row, si è conservata il cenacolo dell'aristocrazia del libro o la biblioteca pomposa, vanitosa, presuntuosa, calcata di volumi a prezzi enormi. Quantunque, in Inghilterra, la prima edizione di un'opera nuova, costi sempre un occhio di bue d'oro. Esce il diario di Gordon? Correte e il libraio vi frena. Costa una ghinea. Domani, fra quindici giorni, esaurita la prima ve lo darà per mezza corona. Sbuca la Russia sotto gli Zar del mio amico Stephniak? Non è un anarchico, ma via! Giungete trafelati, lo prendete in mano e lo lasciate cadere sul banco del privilegio. Diciotto scellini!
      E il segreto è nella vendita sicura. O in una parola: se siete un autore applaudito dal pubblico o ricercato da un certo pubblico o meglio se riuscite, come direbbe un editore, a produrre delle commodities marketable o mercanzie o volumi vendibili, le biblioteche, i musei, i clubs, le associazioni letterarie, ecc. ecc., dell'impero, le colonie incluse, casellano le vostre produzioni nelle loro scanzie. E le biblioteche circolanti - come la Mudies, per esempio - sono obbligate, più di una volta, a comperare cento o anche duecento volumi di una stessa opera.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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