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      Chi è quel Capuana o quel De Amicis o quel Giacosa che potrebbe fare altrettanto? E non è la de la Ramez una eccezione. Chi non sa che miss Braddon dopo aver preso del Segreto di Lady Audley venticinquemila lire - un romanzo che è considerato il suo capolavoro - intascò delle somme che mille dei nostri romanzieri fortunati, messi assieme coll'autore dei Lupanari di Mantova, non riusciranno mai a intascare? Mentre scrivo la signora W. H. Riddel riceve dal Graphic 500 sterline per ogni racconto.
      No, il regno degli autocrati del libro è precipitato. O almeno non rimane di esso che qualche pilastrone per documentare che vi fu una tirannia anche nel mondo librario. Come può dirsi rotta la lega degli editori spietati che costringevano i Burns ad accattare il morsello dell'esistenza facendo il gabelliere o il collettore di gabelle e i pelottoni che portavano i tesori dell'intelligenza nella California del dizionario sulle spalle a mendicare alla mensa dei lordi del cotone e del suolo e dell'ignoranza o a basire sull'acciottolato come ora le venditrici della loro carne.
      Chi ha ingegno, sia egli documentista come Zola o audace come Richepin o gagliardo come Vallès o eterno come Dickens, ha un posto nella grande officina del pensiero e un cheque riscuotibile sulla Banca d'Inghilterra. Si sa, c'è ancora il ponte del monopolio come in tutte le produzioni, del resto. Ma a questo penserà la dinamite dell'anarchia sociale. Intanto la rivoluzione o l'evoluzione dell'uomo penna, nelle isole britanniche, è compiuta.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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