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      Una volta una signora, mettendogli nel secchiello appeso alla bottoniera qualche soldo, gli disse: Perché non entrate nella scuola dei ciechi, in London road?
      Il rosso buttò via la sua carità, diede un calcio al cane e via!
      - Ho fatto nulla di male io, per morire in prigione!
      Nella scuola dei ciechi - dei fanciulli e degli adulti - si insegna a fare spazzole per scarpe, cavagni, zerbini, soppedanei, ecc.
      Il cane dell'accattone cieco seduto nel viottolo che attraversa la chiesa di san Martino, a Charing Cross, è un mendicante noto. Egli è sempre alla ricerca o alla vedetta del penny. Mentre il padrone lavora ad aggiustare reti da pescare, il bracco dal mantello arruffato, corre incontro ai pedestri che non puzzino di miseria, dimena loro la coda, guaisce di gioia gettandosi, come un pazzerello, sulle zampe, senza mai abbandonare o dar passo libero a chi deve pagare il tributo all'indigente. Il penny lo abbocca colla precisione del saltimbanco e lo porta allo sventurato colla compiacenza della madre che ha trovato un po' di pane pei figli.
      Buon cane, va! Tu sei migliore degli uomini! Tu mi dai la nota che mi tempra lo sdegno. Ma appena ti ho voltate le spalle il mio pensiero si riaccende.
      Oh via! Una società infestata dalle locuste dell'accattonaggio che si permette l'orgia, una società che obbliga i senzagambe, i senzaocchi, i senzabracci, i nani, gli sciancati, i rachitici, i deturpati a stendere sul selciato tutto ciò che è della crociera degli ospizi per intenerire la gente a far loro l'elemosina, è una società fracida, senza cuore, senza cervello.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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