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      Il suo caffè è del peggiore che possiate bere agli angoli della metropoli. Sente di lisciva. Ma guai a dirglielo. E a non pagarglielo, poi! È capace di svilupparti i doveri dell'individuo verso la proprietà colle sottigliezze e le arguzie di Thiers. Col caffè vi dà delle sleppe di pane stantìo spalmato di burro rancido per un penny e l'uovo verderame per un altro palancone.
      Tra le due e mezzo e le tre si mette le terraglie nel cavagno, pianta la macchina sulla carriuola, carica il gessino e via! Se ne va senza dare la felicenotte agli avventori. Ingrato!
      In Fleet street, nello Strand, intorno Trafalgar square, in Piccadilly, in Oxford street e giù giù fino a Newgate street, siete perseguitati dagli uomini che vi rincorrono con un bimbo o una bimba sucida tra le braccia, con dei mazzi di fiori languidi, sfogliati, appassiti.
      - Prendeteli, signore. Non ho un penny per andare a dormire. E lì vi mette sotto il naso la ditta: il bimbo che gli serve per impietosire i nottamboli. Aggredito a tutti gli svolti, rimanete freddo. Ce ne vorrebbero dei pence! Ma lui non vi abbandona. Voi passate dall'altra parte. E lui dietro. Dietro la vostra spalla, dietro sempre colla nenia del "Dio vi benedica. Sono un padre senza letto". E se dopo dieci, dopo venti passi di pertinacia resistete ancora, si sbottona la violenza, vi stramaledice.
      Qua e là, per tutta la Babilonia, incappate nella desolazione. Dei corpi aggomitolati tra le entrate dei negozi, dei gruppi sdraiati nel buio, delle coppie addormentate tra le travi delle fabbriche, delle gambe, giù, sui gradini delle case, delle donne incantucciate ogni dove.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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