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      La "società per la soppressione del vizio" ripropose, per la milionesima volta, di purificare la capitale con questi precetti: 1° di impedire di profanare il giorno del Signore; 2° condannare al fuoco le pubblicazioni sacrileghe; 3° proibire i libri e le stampe oscene; 4° distruggere i postriboli; 5° sentenziare alla pena di morte le preditrici della fortuna (fortune tellers); 6° chiudere i 69 teatri siccome focolari di corruzione; 7° dare tanto di catenaccio ai 500 music-hall, anticamere di lupanari; 8° sprangare le scuole da ballo siccome non preparano o non addottrinano le vergini che alle raffinature del vizio.
      Ma alla violenza bacchettona che avrebbe voluto fare della Babele un monastero, prevalse l'impotenza e l'indifferenza: laissez faire!
      Guardate se non è vero che trionfò il concetto commerciale del lasciate fare. La viene giù a catinelle. È un correre da ogni dove di gonnelle smargiassone verso il porticuccio dell'ufficio d'assicurazione contro gli incendi - l'edificio che sta tra il Quadrante e il Circolo di Piccadilly - in faccia alla curva detta dagli ingegneri audace. Vi si pigiano, vi si calcano, vi si tirano l'una sotto braccio dell'altra. È un'intera colonia di carnaccia francese. Ne fiuti le resse nell'aria. Bestemmiano come turche. Leticano tra loro puntandosi la lingua con una merde! O accapigliandosi coi loro dos verts (mantenuti), gettandosi alla testa lo sterquilinio del loro letamaio, senza mai perdere di vista l'articolo uomo.
      - Viens, mon petit chéri!
      I maquereaux.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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