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      Il loro programma dura tre mesi, sei mesi, un anno, due anni, senza mai stancare il pubblico. I loro istrioni sono tutte celebrità senza comparazione. Tula, il sansone moderno. John, l'uomo dalle mascelle di ferro. Alice, la rinomata danzatrice della Scala. Charlie, il grande caratterista. Rosa, la Patti dei nostri giorni. Il loro pubblico è una miscela. Della gente grossolana che urla, che accompagna colla voce l'arietta popolare, che strepita coi piedi davanti a quella specie di tarantella scozzese e che vuole di tutto l'encore! Della gente che fuma nella radica o nel gesso seduta nella scranna che costa uno scellino, che si beve un whisky dietro l'altro, ghignando di gusto e ubriacandosi con piacere. Delle kept-women o kept-mistresses (mantenute) che fanno la lady nel palchetto o nella sedia a bracciuoli. Dei soldati col bambù che non possono più reggersi sulle gambe neppure appoggiati alle puttane colle quali bevono il brandy. Sciami di prostitute in galleria - nel grande circle - sciami di prostitute in platea - nella promenade - sciami di prostitute intorno ai bars, (banchi dove si beve), sciami di prostitute su e giù pel teatro.
      Sono sempre sul salvagente. Suonano le undici e mezzo. I teatri si vuotano e si chiudono in un batter di ciglio. I music-halls ripiombano nel silenzio e affollano i selciati e le public houses di bestiame.
      Parecchi réstaurants, a pochi passi dal mio salvagente, incassano, in un'ora, dalle undici e mezzo alle dodici e mezzo, l'ora della chiusura, cento, duecento, trecento sterline!


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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