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      Si sentono tutti gli accenti: dal magiaro all'australiano: dall'italiano al russo: dall'industano al tedesco.
      I capelli grigi sono più svergognati. Sboccano libidine. Le ragazze si attaccano di preferenza alle falde degli stranieri siccome quelli che si lasciano mungere più facilmente. Il loro francese si limita al viens couchez avec moi. Le vetture continuano ad assottigliare il contingente. I policemen annoiano col su e giù e il continuate! Mi dimenticavo che le puttane straniere non bazzicano su questo tratto. In generale le colonie fanno da sé. La tedesca lavora, preferibilmente, in Oxford street. Le italiane... Fatevi la barba. In tutta Londra non ne trovate una.
      Le coppie sostano, contrattano, si tirano pei capelli per dei cinque scellini e qualche volta per delle corone come tante massaie che hanno il pensiero nella famiglia. Molte ubriache: passano, urtano e restano in piedi perché non c'è posto per cadere.
      Qualche scaramuccia, qualche pettegolezzo, qualche sputo di collera. Colluttazioni, rovesci di bile quasi mai. L'una trattiene l'altra e il policeman ci trattiene tutti. Talvolta c'è il vomito: lo stomaco pieno della fanciulla che si scarica e ti padella la schiena del guazzabuglio di birra e di stout e di brandy e di claret (vinello). Ma nessuno se l'ha a male. Sono casi della vita.
      Alla una e mezzo non ci rimangono più che i rifiuti. I capelli gualciti, le facce stralunate dall'alcool, le labbra bruciate dalle bibite, i seni avvizziti, le balzane impolverate, i fianchi vuoti.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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