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      Della miseria, che si dà per otto, per sei, per quattro scellini e anche per meno. Delle pustole, dei bubboni, dei fiori bianchi, della sifilide che lasciano Piccadilly e corrono per le arterie cittadine e non rincasano se non dopo avere infettato il sesso che perseguitano.
      I predicatori della strada
     
      Chi sono? E chi te lo sa dire? Sono dei biracchiuoli, dei bindoloni, degli ipocriti sfacciati o dei credenti? Secondo loro hanno tutti qualche cosa di comune con Dio e specialmente con Cristo. Alla domenica, dopo una spanciata di carne rosolata con patate lesse e di plum pudding innaffiato di tè - si radunano nelle loro mission-halls o sale delle missioni, si gettano sulle ginocchia callose, colle pupille nel cavo delle mani e ascoltano, nella grandiosità del silenzio, la preghiera di uno della setta.
      Egli è in piedi, cogli occhi chiusi sul soffitto, le dita trepide tra le pagine degli inni sacri, invaso dal furore divino. Egli scende. La sua parola è rotta dal singhiozzo e dall'asma. "Oh Signore! Ecco qui i tuoi peccatori. Salvali o signore! Sono degli ubriaconi. Ma tu soccorrili. Invia loro il tuo spirito".
      I genuflessi, surrecitati, levano la faccia come gente ancora ingarbugliata dal sogno spirituale e gridano, dondolando la testa, e contorcendosi le mani.
      Oh, Lord! Inviaci il tuo spirito. We want it now. Amen. Alleluia! Alleluia!
      Poi, tutti insieme, accompagnati dalla fisarmonica o al clavicembalo, si abbandonano al delirio del canto sacro. "Oh! io sono lieto, io sono convertito - dall'armata del Signore; - oh! io sono lieto, io sono convertito dall'armata del Signore.


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I miei dieci anni all'estero
di Paolo Valera
pagine 147

   





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