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      Benito Mussolini non aveva quasi da mangiare. Tutta la sua fortuna si riduceva a cinquecento lire al mese, quando il direttore del giornale borghese sfiorava le dodici o le quindici o le venti o le venticinque e pił mila lire l'anno. Con le esigenze che ha la vita di un direttore di giornale, Mussolini si trovava sovente in bolletta. Come direttore gli mancavano il frak, lo smoking - due abiti indispensabili al mestiere. Una volta ha avuto l'impudenza di farsi pulire i denti. Cinquanta lire! Dio degli dei! non ne aveva in tasca che venticinque. Ha dovuto correre alla ricerca del resto. Il dentista fu inesorabile. Poi aveva la triste abitudine di soffermarsi alle vetrine dei librai e di leggere in tre o quattro lingue. Era un disastro. Rincasava o ritornava alla redazione con una perdita di venti o trenta lire. Erano i momenti dei suoi silenzi. Si raccoglieva sui volumi. Faceva di tutto per stare in piedi. Scriveva pure nella Folla articoli che scuoiavano, molto interessanti, ma pagati maledettamente male. Un giorno ho dovuto correre ad avvertire un amico comune che Benito gridava sommessamente aiuto. La cassa di partito suonava di fesso...
      Egli dirigeva l'Avanti! con poche mani, con gente mediocre. Con collaborazione fiacca. Non poteva correre al megafono a propalare i bisogni del giornale quotidiano. Tentava di migliorare gli strumenti umani con un assiduo scambio di corrispondenza redazionale.
      La ragione delle deficienze era la questione finanziaria. Il direttore osava, tirava via, aggiustava, rappezzava, mondava.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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