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      Ai tribunali militari non ci furono eroi. Filippo Turati si è rimpicciolito. Il Lazzari sapeva nulla di nulla. Era stato arrestato quando era in funzione del suo mestiere di viaggiatore commerciale.
      Benito Mussolini cercava un uomo, il suo uomo che avesse accumulato un serbatoio d'odio per lui che lo aveva sloggiato dalla direzione dell'Avanti! Non occupiamoci della differenza di duecento lire di stipendio. È una somma che non può interessare né l'uno né l'altro. L'odio non può uscire che dagli attacchi nascosti o velati. Il giorno che Mussolini ha chiamato Palancagreca l'on. Treves, dalla sua bocca uscivano fiamme. Egli lo ha rincorso e gli ha rovesciato addosso una caldaia ardente di prosa liquefatta. Tutte le ingiurie sono state messe in movimento. Prima gli ha ricordato le settecento lire succhiate all'Avanti! dopo di avere tentato di assassinarlo col Tempo. Ma l'articolo che condusse al duello fu ancor più violento. Si direbbe che fosse stato scritto da un infuriato. Leggendolo ci si ricorda dei più fatali scontri personali provocati dalla prosa incandescente. Cavallotti e Macola. La prosa che sto per riportare è un saggio della efferatezza di Mussolini nei momenti della sua esasperazione ed è paragonabile a quella di Edoardo Drumont. Fu questi lo scrittore di prosa più impetuosa e inclemente degli scrittori del suo periodo. Gli israeliti del suo tempo parevano affondati in un inferno di vipere. Le vittime non sfuggivano ai loro vittimizzatori. Uno dei due duelli avvenuto fra Drumont, l'autore della Francia ebraica (l'opera più perfetta in fatto di documentazione umana), e Arturo Meyer, direttore del Gaulois fu un duello epico.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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