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      Aveva seminato un po' dappertutto i suoi romanzi tragici, affollati di materiale scarlatto. Caligola ucciso da Tasca fu uno dei suoi spettacolosi successi. Era un vecchio che faceva ancora invidia. Ritto, con una bella capigliatura folta, avviata all'ingrigiatura. Aveva l'aria di essere un giornalista passato sul corpo di Victor Hugo. Incominciava il suo giuoco di penna alle cinque. Si riassumeva bene, ma non mai come il maestro. Le cose vedute di Victor Hugo non sono tutte della Parigi comunarda. "La mia fede è democratica; il mio titolo franchezza; la mia esistenza, l'esilio; il mio compito, la vita."
      Fu lui che scrisse l'avviso elettorale per la muraglia parigina della Comune.
      Oggi il voto! domani il fucile!
      Non astensioni!
      Contro questa gioventù dorata del '71, figli dei sansculottes del '92, io vi dirò come Desmoulins:
      Elettori, alle vostre urne!
      O come Henriot:
      Cannonieri, ai vostri pezzi!
      La commemorazione mussoliniana è stata frastornata da un applauso fragoroso.
      Mussolini riprendeva a celebrare il giornalismo barricadiero.
      Il Père Duchêne era un gaillard della strada che aveva con lui molti altri gaillards, pronti a morire. Il suo direttore Raul Rigault era il procuratore generale della Comune. Laureato. Aveva fatto gli studi al collegio di Versailles. Barba nera. Sguardo acuto. Pince-nez. Frequentava il caffè d'Harcourt. Alla mattina prima egli aveva dato l'ordine di sopprimere l'esistenza di Jecker, il banchiere messicano che la Comune aveva messo sotto chiave a Sainte Pelagie per punirlo di avere dato molto denaro al duca di Marny per la costruzione sanguinosa del Due Dicembre.


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Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





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