Pagina (86/213)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Chateaubriand aveva detto che i Savoia salvavano le loro corone abdicando. Poteva darsi che Vittorio Emanuele III uscito dai fianchi della rivoluzione del suo avo, avesse aperta la reggia alla rivoluzione. Bene! C'era sempre lo stesso esordio. Luigi XVI non aveva voluto combattere. Non aveva conteso la corona. Si era abbandonato con la sua famiglia fino all'ultimo boccone di pane mendicato a Chaumette, un sanculotto eminente di quei giorni messo alla sua custodia.
      Mussolini è giunto a Roma in camicia nera. Sceso in un albergo non ha esitato a cavarsela. Non voleva assumere l'aria di un dittatore fascista. Il cardinale Vannutelli aveva brindato al suo trionfo, la Chiesa si era prostrata, il clero aveva benedetta la vittoria delle trecentomila camicie nere sparse nel nord di Roma. Tuttavia l'avvenimento deviava. La monarchia non appariva più in crisi. L'alba lasciava supporre una specie di pace. Ohimè! Si saprà più tardi il perché fu scissa o spezzata la rivoluzione. Andiamo, avanti! Si diceva che il re non aveva voluto firmare lo stato d'assedio. E con questa dichiarazione si era saputo che la monarchia in Italia poteva dormire i suoi sonni tranquilli. La rivoluzione fascista non avrebbe sparso, a villa Ada, sangue. Non voleva fare della strage come era avvenuto in Russia. Mussolini si era acconciato alla bontà di Kerensky. La maestà, alla mattina, si era recata da villa Ada alla reggia. Entrata, fece sapere per mezzo dell'Agenzia Stefani che la proclamazione dello stato d'assedio non aveva più corso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mussolini
di Paolo Valera
pagine 213

   





Savoia Vittorio Emanuele III Chaumette Roma Vannutelli Chiesa Roma Italia Ada Russia Kerensky Ada Agenzia Stefani